Introduzione agli strumenti di classificazione
Il 22 Maggio 2001, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha approvato la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento e delle Disabilità e della Salute, nota come ICF.
Lo scopo generale della classificazione ICF è di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di riferimento per la descrizione della salute e degli stati correlati. Essa definisce le componenti della salute e alcune componenti ad essa correlate (come l'istruzione e il lavoro).
L'ICF sostituisce le precedenti versioni denominate ICDH (del 1980) e ICDH-2 (del 1999).

Nelle classificazioni internazionali dell'OMS le condizioni di salute in quanto tali (malattie, disturbi, lesioni, ecc.) sono classificate principalmente nell'ICD-10 (Classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali, OMS, 1992), che fornisce un modello di riferimento eziologico, cioè in riferimento alle cause della malattia.
Per le persone con ritardo mentale, l'uso dell'ICD-10 si è dimostrato complesso e poco rispondente alla specificità della condizione.
Nel 1996, a testimonianza della ripresa degli studi teorici e clinico sociali che negli ultimi due decenni si sono sviluppati in relazione al ritardo mentale, la divisione per la salute dell'OMS ha pubblicato le prime linee guida per la diagnosi dei disturbi mentali e fisici nei pazienti con ritardo mentale con il titolo: ICD-10 Guida per il ritardo mentale - abbreviato ICD-10R – (Il testo non è stato ancora pubblicato in italiano). In questo modo si è cercato di adeguare, completare e rendere utilizzabile L'ICD-10 per le persone con ritardo mentale.

L'ICD-10 e l'ICF sono pertanto complementari, e dovrebbero essere utilizzati insieme. L'ICD-10 fornisce una diagnosi delle malattie, dei disturbi o di altri stati di salute e questa informazione si arricchisce delle informazioni aggiuntive offerte dall'ICF relative al funzionamento.
Quindi, l'associazione di informazioni sulla diagnosi e sul funzionamento fornisce un quadro più ampio e significativo della salute delle persone.

Per completezza vanno citati altri due strumenti di classificazione internazionali utilizzati, in modo particolare il primo:

  1. DSM-IV Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, approvato dall'American Psychiatric Associaton nel 1994.
  2. Ritardo Mentale: definizione, classificazione e sistemi di supporto, approvato dall'American Association of Mental Retardation.(AAMR) nel 1992

DSM-IV e ICD-10 pur appartenendo a due scuole di pensiero psichiatrico diverso (europeo e americano) sono compatibili tra di loro.

1. Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute -ICF-

  1. Scopo dell'ICF

    Gli scopi principali dell'ICF possono essere così sintetizzati:

    • Fornire una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute, delle condizioni, conseguenze e cause determinanti ad essa correlate;
    • Stabilire un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlate allo scopo di migliorare la comunicazione fra i diversi utilizzatori, tra cui gli operatori sanitari, i ricercatori, gli esponenti politici e la popolazione, incluse le persone con disabilità;
    • Rendere possibile il confronto fra i dati raccolti in paesi, discipline sanitarie, servizi e periodi diversi;
    • Fornire uno schema di codifica sistematico per i sistemi informativi sanitari.

    Questi scopi sono interrelati tra loro, dal momento che le esigenze che sono alla base dell'ICF e le sue applicazioni richiedono la creazione o la disponibilità di un sistema significativo e pratico che possa essere usato da vari consumatori per una politica sanitaria, una garanzia di qualità e una valutazione dei risultati in culture diverse.

  2. Struttura dell'ICF

    Le informazioni fornite dall'ICF sono una descrizione delle situazioni che riguardano il funzionamento umano e le sue restrizioni, e la classificazione serve da modello di riferimento per l'organizzazione di queste informazioni, strutturandole in modo significativo, interrelato e facilmente accessibile.
    L'ICF organizza le informazioni in due parti, ognuna composta da due componenti:

    Parte 1. Funzionamento e Disabilità

    1. Funzioni e Strutture corporee
    2. Attività e Partecipazione
    Parte 2. Fattori contestuali
    1. Fattori ambientali
    2. Fattori Personali

    Le componenti del funzionamento e della disabilità nella parte 1 dell'ICF possono essere espresse in due modi. Da un lato possono essere usate per indicare problemi (per es. menomazioni, limitazioni dell'attività o restrizione della partecipazione, raggruppati sotto il termine ombrello disabilità); dall'altro possono indicare aspetti non problematici (neutri) della salute e degli stati ad essa correlati, raggruppati sotto il termine ombrello funzionamento.

  3. Definizioni nell'ICF

    Funzioni e strutture corporee, attività e partecipazione sostituiscono i termini usati precedentemente di menomazione, disabilità e handicap (ICDH, 1980), ampliando la prospettiva della classificazione permettendo la descrizione di elementi positivi. Va tenuto presente che tali termini sono impiegati con significati specifici che possono differire dal significato corrente.

    Funzioni e Strutture corporee
    • Le funzioni corporee sono le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei (incluse le funzioni psicologiche).
    • Le Strutture corporee sono le parti anatomiche del corpo, come gli organi, gli arti e le loro componenti.
    • Le menomazioni sono problemi nella funzione o nella struttura del corpo, intesi come una deviazione o una perdita significative.
    Attività e partecipazione
    • L'attività è l'esecuzione di un compito o di una azione da parte di un individuo
    • La partecipazione è il coinvolgimento in una situazione di vita.
    • Le limitazioni dell'attività sono le difficoltà che un individuo può incontrare nell'eseguire delle attività
    • Le restrizioni della partecipazione sono i problemi che un individuo può sperimentare nel coinvolgimento nelle situazioni di vita.
    Fattori Ambientali
    • I fattori ambientali comprendono l'ambiente fisico, sociale degli atteggiamenti in cui le persone vivono e conducono la loro esistenza. Questi fattori sono esterni agli individui e possono avere una influenza positiva o negativa sulla partecipazione dell'individuo come membro della società, sulla capacità dell'individuo di eseguire azioni o compiti. I fattori ambientali possono essere individuali o sociali.
    Fattori Personali
    • I fattori personali sono il background personale della vita e dell'esistenza di un individuo, e rappresentano quelle caratteristiche dell'individuo che non fanno parte della salute o degli stati di salute. Questi fattori comprendono il sesso, la razza, l'età, altre condizioni di salute, la forma fisica, lo stile di vita, le abitudini, l'educazione ricevuta, la capacità di adattamento, il background sociale, l'istruzione, la professione e l'esperienza passata e attuale, modelli di comportamento generale e stili caratteriale, che possono giocare un certo ruolo nella disabilità a qualsiasi livello. I fattori personali non sono stati classificati nell'ICF, ma vanno tenuti presenti come elementi aggiuntivi di valutazione.

    La disabilità viene definita come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali, che rappresentano le circostanze in cui vive l'individuo.

  4. L'ICF e le persone con disabilità

    L'OMS riconosce che gli stessi termini usati nella classificazione possono, nonostante il grande impegno di tutti, rivelarsi stigmatizzanti ed etichettare le persone. In risposta a questa preoccupazione, è stata presa la decisione di abbandonare totalmente il termine "handicap", data la sua connotazione peggiorativa in inglese e in altre lingue, italiano incluso. Inoltre, il termine "disabilità" non viene usato come un componente della classificazione , ma di mantenerlo come termine ombrello generale. Rimane comunque la difficile questione di come sia meglio riferirsi agli individui che vivono qualche grado di limitazione o restrizione funzionale. L'ICF utilizza il termine "disabilità" per indicare un fenomeno multidimensionale risultante dall'interazione tra la persona e l'ambiente fisico e sociale. Per una varietà di ragioni riferendosi agli individui alcuni preferiscono usare il termine "persone con disabilità" mentre altri preferiscono "persone disabili". Alla luce di questa divergenza, non c'è una regola universale da adottare per l'OMS, e non sarebbe corretto che l'ICF adottasse rigidamente un approccio piuttosto che un altro. L'OMS conferma l'importante principio secondo il quale le persone hanno diritto di essere chiamate come desiderano o come scelgono.

    È importante sottolineare che l'ICF non è assolutamente una classificazione delle persone. È una classificazione delle caratteristiche della salute delle persone all'interno del contesto delle loro situazioni di vita individuali e degli impatti ambientali.

    2. Guida per il ritardo mentale ICD-10 R

    Nel 1996 la divisione per la salute mentale dell'OMS ha pubblicato le prime linee guida per la diagnosi dei disturbi mentali e fisici nelle persone con ritardo mentale con il titolo:
    ICD –10 Guide for Mental Retardation.
    Considerando che i soggetti con ritardo mentale presentano spesso molteplici problemi clinici associati, sia fisici che psichici, per descrivere in modo adeguato la realtà di un paziente con ritardo mentale è frequente dover ricorrere a molteplici diagnosi che devono essere ricercate in tutte le sezioni dell'ICD-10. In questo caso, si pongono due ordini di problemi: uno pratico, la difficoltà di rintracciare agevolmente le diverse voci, e uno teorico, infatti molti disturbi mentali e molte condizioni alterate dello sviluppo infantile riportano come criteri restrittivi proprio il livello intellettivo, che invece rimaneva il cardine per la diagnosi del ritardo mentale. Questo determina il rischio che in molte situazioni il quadro diagnostico non possa descrivere in modo adeguato la condizione psicopatologica del soggetto se non ricorrendo alla descrizione delle disabilità del vecchio codice ICDH del 1980.
    La nuova guida ICD-10 per il ritardo mentale si prefigge di ovviare a questa difficoltà, raccogliendo in un unico volume tutte le voci cliniche più comunemente associate al ritardo mentale e introducendo, anche per l'ICD-10, una classificazione multiassiale. Nella guida vengono considerati 5 assi principali:

    Asse I : Gravità del ritardo e problemi comportamentali

    Asse II : Condizioni mediche associate

    Asse III : Disturbi psichiatrici associati

    Asse IV : Valutazione globale delle disabilità psicosociali

    Asse V : Condizioni psicosociali "a rischio" associate

    ASSE I – Gravità del ritardo e problemi comportamentali

    La novità più rilevante sul primo asse è data dal fatto che il livello di QI non è più inteso come indice esclusivo per la definizione del ritardo mentale e del suo livello di gravità, ma deve essere associato a una valutazione delle abilità sociali. Vengono individuati i seguenti livelli di gravità:

    F 70 – Ritardo mentale lieve
    F 71 – Ritardo mentale medio
    F 72 – Ritardo mentale grave
    F 73 – Ritardo mentale gravissimo o profondo
    F 78 – Ritardo mentale di altro tipo
    F 79 – Ritardo mentale non specificato

    Un'altra importante novità è la precisazione di eventuali disturbi comportamentali associati che possono essere presenti isolatamente e non far parte di più vasti quadri psicopatologici definiti.
    Le anomalie comportamentali vengono così a essere definite da un secondo codice decimale aggiuntivo (per es. F.72.13, Ritardo mentale grave con ipercinesia) e sono prese in considerazione le seguenti voci:

    1. Autolesionismo
    2. Pica
    3. Ipercinesia
    4. Vaneggiamenti e fughe
    5. Aggressività eterodiretta
    6. Strapparsi i capelli

    ASSE II – Condizioni mediche associate

    Il secondo asse, relativo alle condizioni mediche associate, comprende sia le cause che possono essere all'origine del ritardo mentale, e in questo ambito vengono classificate anche le più recenti sindromi genetiche, congenite e malformative che sono state individuate negli ultimi anni, sia i disturbi fisici che possono essere semplicemente associati.

    Malattie infettive e parassitarie del SNC
              Tubercolosi del SNC
              Lue congenita

    Neoplasie benigne cerebrali
              Emangioma
              Meningioma

    Malattie del sangue con danno al SNC
              Talassemia
              Anemia da carenza di folati

    Malattie endocrine e metaboliche
              Ipotiroidismo
              Fenilchetonuria

    Malattie del SNC
              Encefaliti
              Nistagmo
              Disturbi della vista

    Malattie del sistema vascolare cerebrale
              Emorragia subaracnoidea
              Emorragia intracerebrale

    Malattie del sistema muscolo – scheletrico
              Scoliosi
              Cifosi

    Malformazioni congenite e cromosomiali
              Sindrome di Down
              Sclerosi tuberosa
              Prader-Willi

    ASSE III - Disturbi psichiatrici associati

    Nel terzo asse, relativo ai disturbi psichiatrici associati, sono discusse le interrelazioni più frequenti tra ritardo mentale e psicopatologia con l'intento di discriminare il primum movens all'origine del quadro clinico, ovvero le situazioni psichiatriche che possono comportare un deterioramento intellettivo secondario, dai casi in cui è la condizione di ritardo mentale che può favorire l'insorgenza secondaria dei disturbi psicopatologici.
    I blocchi diagnostici presi in considerazione sono i seguenti:

    F 20 – schizofrenia, sindrome schizotipica, sindromi deliranti e schizoaffettive

    F 30 – sindromi affettive

    F 40 – sindromi nevrotiche

    F 50 – sindromi e disturbi comportamentali associati ad alterazioni delle funzioni fisiologiche e a fattori somatici

    F 60 – disturbi della personalità e del comportamento nell'adulto

    F 80 – sindromi e disturbo da alterato sviluppo psicologico

    F 90 – sindromi e disturbi comportamentali ed emozionali nell'infanzia e nell'adolescenza

    In quest'ottica multiassiale la ricerca della diagnosi principale si svolge sui primi tre assi e alla voce ritenuta fondante si possono poi aggiungere le diagnosi secondarie eventualmente associate.

    Gli ultimi due assi – ASSE IV e ASSE V – descrivono le condizioni di anormalità psicosociale spesso presenti nei pazienti con ritardo mentale; il quarto asse individua le disabilità soggettive mentre il quinto descrive le condizioni anomale dell'ambiente in cui il soggetto vive o è vissuto.

    N.B. - Non essendo ancora disponibile una versione ufficiale dell'ICD-10R tradotta e pubblicata in italiano, è possibile trovare diverse traduzioni che differiscono leggermente tra di loro.
    La versione sopracitata è contenuta nel seguente testo: Pilone, Muzio, Levrero, "VAP-H, test di valutazione degli aspetti psicopatologici nell'handicap" Erickson 2000.

    Per completezza, riporto anche la valutazione multiassiale del DSM-IV

    Asse I : Disturbi psichiatrici
    Asse II : Disturbi di personalità e ritardo mentale
    Asse III : Condizione medica asssociata
    Asse IV : Problemi psicosociali e ambientali
    Asse V : Funzionamento psicosociale

    ICD - ICDH - ICDH-2Non più in uso 
     Ritardo Mentale: definizione, classificazione e sistemi di supportoAmerican Association of Mental Retardation, 1992
    ICD-10Classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentaliOMS, 1992
    DSM-IVManuale diagnostico e statistico dei disturbi mentaliAmerican Psychiatric Association, 1994
    ICD-10RGuida per il ritardo mentale - non ancora pubblicato in italiano -OMS, 1996
    ICFClassificazione internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della SaluteOMS, 2001