Analisi - verifica dell'integrazione
Le nostre comunità si presentano come comunità socio-educative. Ma, come più volte si è sottolineato, essendo comunità di adulti, l'intervento educativo non è più indirizzato soprattutto al far emergere capacità potenziali, ma, invece, a rinforzare, attualizzare, generalizzare le capacità operative e comportamentali acquisite in precedenza dai nostri giovani.
Sono soprattutto comunità di vita, comunità esistenziali, comunità con valenza psico-sociale.

Proprio per questo l'analisi/verifica della vera integrazione (che ha senso diverso dal puro inserimento e che va al di là dello stesso benessere individuale) diventa essenziale.
Nel valutare l'integrazione si dà importanza assoluta alle relazioni: e non solo nel rapporto giovane-operatore, ma anche nei rapporti interpersonali dei giovani tra di loro.
Da questo punto di vista si evidenziano aspetti della personalità che vanno oltre l'handicap specifico, ma che sono il risultato di storie personali che si incontrano/scontrano con altri risultati di altre storie personali. Storie che sono il precipitato dei propri vissuti, dei rapporti in famiglia , nella scuola, nel tempo libero, nella società, ecc.

Proprio i giovani con più capacità intellettive (quelli più vicini ai "normali": anzi! Forse proprio perché più vicini ai normali) presentano spesso modalità di relazioni, istintuali o acquisite, assai complesse, che vanno sempre lette e capite, ma, poi, caso per caso, accettate o contenute. Contenimento necessario quando i comportamenti vanno contro il rispetto di sé, degli altri, delle cose: a volte sarà solo normativo; a volte contenitivo delle emozioni, con successiva elaborazione per sostenere il giovane nella gestione delle stesse; a volte anche contenimento strutturale e, al limite (!), fisico.

Esaminiamo ora alcune modalità relazionali e/o comportamentali che si riscontrano nel vivere in comunità (così come anche in famiglia o nel gruppo o in eventuali periodi di tirocini formativi esterni alla comunità, ecc).
Le più comuni, a volte compresenti, sono:

  • manifestazioni di tipo psicotico/paranoico: dissociazione e stato confusionale; distorsione della realtà; allucinazioni; deliri di persecuzione; rifiuti; perseverazioni e stereotipie
  • manifestazioni di tipo maniacale: tendenza a richiedere mansioni sempre più complesse, senza autocoscienza realistica delle proprie capacità; delirio di onnipotenza
  • manifestazioni di tipo depressivo: auto-isolamento, angosce, ipocondria, somatizzazioni; grave disforia
  • manifestazioni di tipo ossessivo/compulsivo: riti difesivi, spesso organizzati e orientati verso ordine e precisione esasperata, richiesta continua di conferme
  • manifestazioni di tipo possessivo: attaccamento simbiotico (a volte ambivalente) ad oggetti ed a persone, come a proprietà esclusiva
  • manifestazioni di tipo affettivo/sessuale immaturo: seduttività esasperata; atteggiamenti infantili o isterici per attirare benevolenza o continua attenzione protettiva; attaccamenti affettivo/sessuale senza possibilità di corrispondenza reale o di progettualità realistica, con alternanza di illusioni/delusioni sconcertanti; fantasie erotiche; gelosie profonde
  • manifestazioni di grave insicurezza: ansie, paure, fobie, autosvalutazioni, senso di inferiorità, continui ripensamenti
  • manifestazioni di aggressività (senza motivazione comprensibile o, comunque, esasperata): contro di sé, gli altri, le cose; "rabbie" contenute, aggressività verbali, agiti.

Meno gravi, e perciò meno preoccupanti, ma ugualmente da rilevare (da comprendere, da contenere, da elaborare...), sono anche alcuni altri comportamenti/atteggiamenti disfunzionali per la comunità. È importante verificare le dinamiche del/nel gruppo (cfr. socigramma, ecc.) per analizzare relazioni, auto/etero esclusioni, rapporti di potere, ecc.

Vivere in comunità e in gruppo di lavoro può scatenare "emozioni" anche molto intense e non sempre gestibili. È situazione dove si può sentire molto bene, ci si può realizzare e affermare; ma ci si può anche trovare a disagio, si può aver "paura" dell'altro/degli altri, "fuggire" e/o aggredire. Ne può nascere piacere e arricchimento, ma anche tensione e"guerriglia" relazionale. Il gruppo si può compattare, ma anche disgregare.

Ecco alcuni atteggiamenti/comportamenti disfunzionali che si rilevano più frequentemente:

  • passività: disinteresse, svalutazione di quanto si sta facendo, insoddisfazione generalizzata, demotivazione
  • ostruzionismo: espressione di sufficienza, oppositività, rifiuti immotivati
  • esibizionismo: monopolio dell'attenzione, teatralità, invadenza nel lavoro degli altri, continui rimproveri agli altri
  • potere: aggressività, pregiudizi, alleanze precostituite, autosostituzione nel ruolo di operatore.

Il nostro obiettivo, evidentemente, è quello di tendere a sviluppare, invece, gli atteggiamenti/comportamenti funzionali:

  • motivazioni: attenzione, volontà costruttiva, determinazione; desiderio di relazione e piacere di vivere in gruppo
  • comprensione: tranquillità, ascolto; accettazione reciproca e accettazione delle regole comunitarie; rispetto dei ritmi degli altri, valorizzazione di quanto c'è di giusto nelle proposte altrui, attenzione non concentrata solo sugli errori.