Indicazioni operative per il tempo di ascolto
Da alcuni anni, nelle riunioni dei Coordinatori e nelle varie équipes di Comunità, sottolineo l'importanza di offrire ai nostri giovani (molti dei CSE-CRH, tutti dei CDE/SFA e delle C.A.) momenti di ascolto a livello individuale (o anche di piccolo gruppo: es. 2/3 giovani amici) E* evidente che l'operatore non deve assumere il ruolo di "psicologo clinico sperimentale" e che non deve lasciarsi troppo coinvolgere emotivamente. Ma, d'altra parte, è importante che sappia essere disponibile ad ascoltare i nostri giovani in relazione a fatti/situazioni/ emozioni/ relazioni interpersonali particolari: o su loro richiesta esplicita; o su loro necessità non espressa, ma "intuita" dagli operatori; o con interventi programmati al di là dell'emergenza. Questi interventi si fanno già "istintivamente" ma è importante affinarli e progettualizzarli. Questa è una delle modalità che orienta il servizio in senso comunitario.
Questo compito può essere svolto dal Coordinatore interno, ma può essere attuato anche da altri operatori, a seconda delle attitudini personali e/o del rapporto positivo tra giovane/operatore. Qualora emergessero problemi più profondi che vanno oltre il momento di sfogo, oltre il bisogno di conferma, oltre la necessità di contenimento, ecc., è necessario rimandare il giovane (e quanto emerso) allo psicologo responsabile ed all'analisi di équipe.
Presento ora uno schema di percorso per questi tempi di ascolto con alcune indicazioni di massima per la correttezza della prassi metodologica e con una analisi delle possibili valenze dell'intervento stesso.
  1. Prerequisiti dell'intervento di ascolto

    1. conoscenza del soggetto e della famiglia
    2. osservazione individuale e analisi sistemica dei suoi atteggiamenti/comportamenti
    3. decodificazione della motivazione quando l'incontro è stato richiesto dal giovane
    4. corretta progettualizzazione: definizione dell'intervento(almeno se continuativo) con lo psicologo responsabile; scelta di un luogo specifico: riservato ed accogliente; valorizzazione delle opportunità di tempo e di luogo che si presentano in alcune attività proposte; tempi: da pochi minuti a un massimo di un quarto d'ora; modalità: verbalizzazione; relazione fondamentalmente non verbale; con oggetto intermediario (es.: strumento musicale; libro; massaggi/messaggi; ecc.)

  2. Tipologia e valenza dei momenti di ascolto

    • Interventi con fondamentale valenza psicologica

      1. di ascolto puro: disponibilità a dare tempo ed attenzione, accoglienza dello sfogo
      2. di facilitazione allo sblocco
      3. di supporto all'elaborazione del problema o di situazioni conflittuali
      4. di aiuto in funzione di un' autovalutazione realistica da parte del giovane
      5. di sostegno e rinforzo
      6. di contenimento, in risposta al bisogno del giovane, con funzione "antidisgregante"
      7. di profonda empatia, di co-esperienza vitale

    • Interventi con fondamentale valenza psicopedagogica

      1. di orientamento comportamentale, con indicazioni propositive e ricostruttive.
        N.B. - Spesso gli interventi con valenza psicopedagogica sono accettati solo se, prima, ci sono stati interventi di "alleanza" a carattere psicologico.

  3. Verifiche periodiche

    1. valutazione dell'intervento con lo psicologo responsabile e con l'équipe
    2. verifica della nostra reale disponibilità all'ascolto
    3. analisi della nostra comunicazione non verbale (anche attraverso mezzi tecnici audio-video)
    4. analisi dell'evoluzione dei contenuti espressi e delle modalità
    5. possibilità di eventuali passaggi tra operatori
    6. supervisione, quando emergono ambiguità o particolari problemi.

    È importante registrare e datare ogni intervento ed annotare, brevemente, quanto rilevato ed osservato: eventuali evoluzioni e variazioni.